SECONDA PUNTATA

Pensieri interrotti dal Pinscher nano che, inaspettatamente, rientra:
“Ehm senti Cosa, che hai? Una giornata shit?”
Shit? Cosa cavolo vuol dire una giornata SHIT? Ma come parla?
“No, niente di che, sul serio, ora mi passa.”
“No perché anche a me capitano giornate così, magari non PERIODIcamente come a voi, cioè a te, ecco. La cosa migliore è non pensarci e tirare dritto: il lavoro è la miglior cura!”
Ma va, non l’avrei mai detto.
“Davvero sto bene, non è quello che pensi. È che ho delle cose…”
“Le tue cose! Sì sì l’avevo intuito!”
“No, non cose come intendi tu, ho solo delle cose da fare.”
Oddio non riesco più a guardarlo in faccia, anzi nemmeno nella sua direzione ed è piuttosto difficile perché occupa gran parte della stanza. Abbasso lo sguardo ma ho ancora tra le mani i risultati degli esami e così rischio di rimettermi a piangere allora mi volto verso il pc ma è ancora spento, quindi vago in cerca di un appiglio: tasca del cappotto, maniglia della porta, termosifone, cavallo dei suoi pantaloni. No! Ho davvero lo sguardo fisso sul suo…non voglio pensarci, ho le guance in fiamme, sento la vena del collo che pulsa e non so come uscirne.
“Ti serviva qualcosa?” chiedo senza riuscire a distogliere lo sguardo ma cercando di sembrare perfettamente a mio agio.
“Sì in effetti. Mi servono i resoconti e mi servono asap
“Che immagino non significhi: “Attendo Speranzoso, Almeno Provaci!”, giusto?”
(E’ che odio quando usa gli acronimi: l’unica sigla che io conosco è TVB e mi sono accorta solo recentemente che il mio cellulare la trasforma automaticamente in UVA, il che vuol dire che negli ultimi tempi ho spedito vari grappoli di succosi acini a ignari nominativi che ho in rubrica, poveri loro.)
“Direi di no”
e se ne va.
Diomio, la conversazione più imbarazzante della mia vita: d’ora in poi andare dal ginecologo sarà una passeggiata.

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