TREDICESIMA PUNTATA

Non ci metto molto a capire dov’è l’entrata dell’ospedale: c’è una lunga fila di persone assonnate - sono le sette del mattino – che cercano di rimanere sveglie facendosi aria con i mille fogli del medico che reggono in mano, sempre attente a non far oscillare un sospetto sacchettino in cui, immagino, sia nascosta qualche provetta. Lo immagino perché anche io sono nella stessa situazione e, con un po’ di imbarazzo, ho con me la mia liquida pipì e anche la solida paura che possa tutto rovesciarsi dentro alla borsetta rendendo questa giornata una di quelle da non raccontare a nessuno, nemmeno all’Uomo che condivide ogni mio segreto.
Mi avvicino e cerco di sorridere sperando in una sorta di solidarietà tra malati ma tutto quello che ricevo sono sguardi eloquenti : “Quella è una nuova, già la odio” e inizio anche a sentire un fastidioso brusìo quindi la mia paranoia aumenta fino a quando dalla fila si sporge una Gonna Jeans che mi avverte:
“Sappiamo che è nuova quindi le do qualche consiglio così non ci fa perdere tempo: ascolti bene tutte le indicazioni che le verranno date perché non le ripetono e, per l’amor del cielo, qualunque cosa decida di fare, non torni mai indietro, ok? Mai.”
“Certo, grazie, va bene.”
Balbetto con la voce ancora rauca di chi è appena sceso dal letto.
Ma non so se me la sento di rimanere: io non sono molto brava a ricordare le cose e poi sono nervosa e finirò per fare qualche guaio e se tutti questi si mettono contro di me non ho scampo, quasi quasi mi giro e me ne vado ma…no, non posso più, ho già tre persone dietro di me e andarmene significherebbe tornare indietro e quella Gonna Jeans l’ha detto chiaro e tondo che non posso.
Quando finalmente aprono le porte e ci fanno cenno di entrare cerco di capire cosa devo fare e guardo quelli prima di me ma nessuno di loro parla ad alta voce, bisbigliano e non so mica cosa devo fare una volta che è il mio turno:
“Buongiorno, mi chiamo…”
“Tessera sanitaria e impegnativa grazie lei è il numero 48 capo veda qua che c’è una nuova è la 48 grazie passi avanti prego”
L’ha detto tutto d’un fiato e non so come ma mi ritrovo nella saletta accanto con un foglietto su cui c’è scritto “48” in inchiostro blu (che spero non sia un mal celato riferimento alla mia attuale taglia di pantaloni, grazie) quando un tizio, alto un metro e un niente e, bè non vorrei dire grasso quindi dirò “diversamente magro”, mi si avvicina, mi strappa il foglio di mano e comincia:
“Buongiorno a lei, il mattino ha l’oro in bocca, cara la mia 48. Qua non rimandiamo a domani quel che possiamo fare oggi quindi chi ha orecchie per intendere intenda, non so se mi sono spiegato. Sto per darle le istruzioni che dovrà seguire e che prenderà come oro colato. Ho la sua attenzione? Bene perché Paganini non ripete, non so se mi sono spiegato.”
Come faccio a non ridere, ma qualcuno sta sentendo quello che dice? Mi guardo intorno cercando conferma della follia a cui sto assistendo ma tutti sembrano indaffarati a prepararsi, tirare su maniche, mettere a posto fogli e cercare una sedia libera. Ma noto solo io quanto strano stia parlando quest’uomo, eh?
Niente da fare, non un cenno di comprensione.
Ehi un attimo, il tizio intanto sta parlando, devo stare attenta, ha detto qualcosa tipo “è importante che” ma io non so come continua la frase!
Ho perso un pezzo e ne sto perdendo un altro mentre sto pensando che sto perdendo un pezzo.
Ora che lo guardo bene ha anche dei baffi strani e mentre parla vanno su e giù e formano delle onde e…no, mi sto distraendo di nuovo.
Concèntrati, libera la mente e apri bene le orecchie, questo non ripeterà niente e io non so cosa sta dicendo.
“…quindi segua l’ordine delle stanze e attenda di essere chiamata. Ora firmi qui, qui e qui e chi si è visto si è visto. Non so se mi sono spiegato.”
“Perfettamente!” balbetto.
Nella mia stupidissima incoscienza mi dico che prima o poi qualcuno chiamerà il mio numero, no?

1 commenti:

Anche le Zie, nel loro piccolo, vanno un po' in vacanza.
Ciao!

La Zia con le pinne, fucile ed occhiali.

10 agosto, 2009  

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