Un piccolo movimento

La prima volta che sono entrata nelle stanze del Mago mi ha accolto un ragazzino che avrà avuto sì e no una decina d’anni. Capelli corti, sguardo sveglio e movenze frenetiche. Aveva in mano un rotolo di nastro adesivo, una pistola giocattolo e un tubo di carta:

“Devi aiutarmi a fare il mirino. Devi!”

Non ho saputo controbattere, non ho potuto dire niente tranne che: “Mi servono le forbici.”

Ci abbiamo messo un’oretta circa ma il fucile di precisione è venuto bene, avremmo potuto brevettare il prototipo. Solo alla fine mi sono sentita di aggiungere: “Non dovresti giocare con le armi, sai, non è bello far finta di sparare alle persone.”

Mi ha solo risposto: “La prossima volta mi aiuti a fare anche altro.”

Ed è sparito dietro ad una delle due porte su cui affaccia la sala d’attesa.

Il Mago è sbucato dalla stessa stanza dopo poco e mi ha chiesto di seguirlo.

Non ha detto “ciao”, o “come stai” o almeno “come ti chiami” ma solo: “Qualunque cosa sia quella che ti sta imprigionando, è ora di lasciarla andare.”

Ho raddrizzato le spalle, ho respirato profondamente e, per la prima volta dopo settimane, ho girato il collo verso sinistra.

Credo proprio che ci tornerò qua, dovessi anche costruire un intero arsenale bellico!

Post più recenti Post più vecchi Home page

Blogger Template by Blogcrowds