Mi siedo in prima fila, incastro i piedi sotto al sedile, mi guardo attorno schiarendomi la voce e poi rispondo all'autista:
"Vorrei scendere, se si può."
"Dalla giostra? Non credo tu possa. Te l'hanno spiegata la storia per intero? Da quanto so io non puoi mica guarire e scusa se te lo dico così, senza giri di parole. Lo sai, no?"
"Intendevo scendere dal bus, se si può. Non mi sento bene e vorrei andare a casa."
"Ti passerà, fai dei bei respiri profondi, guarda avanti e lascia che io ti porti là, non te ne pentirai."
"Da come ne parla sembra che lei ci sia già stato. Mi sa dire com'è?"
"Una volta ci ho accompagnato una ragazza, fin dentro intendo. Aveva paura e non se la sentiva di entrare da sola così sono sceso un attimo e ce l'ho portata. Era la prima volta che andavo fino là, di solito vi accompagno senza scendere, voialtri. Non offenderti sai ma siete un po' tutti uguali: con quello sguardo spaurito, quell'atteggiamento da "io non sono come loro" e tanta voglia di tornarvene a casa vostra al sicuro. Poi al ritorno siete tutti felici e contenti di esserci venuti. Tutti uguali, voialtri. Senza offesa, eh!"
"No, si figuri, è che, insomma, come dire, è un po' tutto nuovo, uno non sa cosa aspettarsi."
"E non ti ci sei ancora abituata?"
"A che?"
"Al fatto che sia tutto nuovo e che non sai mai cosa aspettarti. Te ne sarai fatta un'idea di com'è, no?"
"No."
E non dico altro altrimenti bestemmio.
E non mi faccia parlare altrimenti mi altero.
E non insista perchè non è giornata.
"Un po' alla volta ti ci abituerai, è sempre così. Sarà diverso, anzi no, è già diverso. Ma diverso non vuol dire peggiore, sai. Io non so come fosse prima ma..."
"No, ecco, lei proprio non lo sa come fosse, prima. Era tutto facile, prima. Era tutto fattibile, prima. Era tutto possibile, prima. Ora è tutto peggiore e non potrebbe essere diversamente perchè è una malattia e una malattia non può essere una cosa buona, mai."
Più chiara di così.
"Ti ci vuole proprio, sai? Un po' di patchwork è quello che fa per te. Siamo arrivati. La casa è quella là: rossa con la porta a vetri. Ti passo a prendere quando finite."
Scendo, faccio qualche passo e sono già nel panico: suono? Busso? Entro e basta?
Suono.
Non funziona il campanello.
Allora busso.
La porta era già aperta e così mi ritrovo dentro a questa casa, davanti a me un lungo corridoio illuminato dal neon e su entrambi i lati ci sono almeno dieci porte.
La mia è la terza a destra e si sente un vocìo animato che viene da dentro così penso sia il caso di aprire la porta, sfoderare una dei miei migliori sorrisi da ebete e sperare di risultare simpatica a qualcuno.
"Buonasera, stavo cercando il circolo Uccìttìddì, è questo?"
Una bella ragazza con i capelli biondi a spazzola, lunghi orecchini colorati e un sorriso dolce mi viene incontro e mi stringe in un abbraccio così forte da farmi mancare il respiro e da farmi sentire, incredibilmente, bene.
"Che bello averti qui, sono contenta che ci sia anche tu stasera."
Promette bene.
Etichette: patchwork
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Anonimo ha detto...
Che bello!!!!
Un abbraccio così è un ottimo benvenuto, sono contenta per te.
C'è una cosa che non mi quadra però, il nome del gruppo.
"Uccittiddi", tralasciando gli accenti, io leggo un qualcosa che mi inquieta, mi spiazza, chiaramente da interpretare.
Si può "leggere in due modi": vediamo come prosegue ..............
Un abbraccio virtuale
4P
04 ottobre, 2009
nua ha detto...
La prima volta che lessi, qui nel blog, uccittidi, la mia mente sgangherò le sillabe e pensai: "Ucciditi? Ma siamo matti?".
Sono felice per quell'abbraccio. La vita dovrebbe essere un abbraccio accogliente. Sono quasi certa che ti troverai bene a patchworkare.
P.S.: l'autista inizia a starmi antipatico.
05 ottobre, 2009
La Zia ha detto...
05 ottobre, 2009
La Zia ha detto...
UCCITTIDDI' sta per la sigla della malattia: U.C.T.D. che, come spiegò l'entomologo tempo fa, ha diversi significati a seconda della situazione. Nel caso del circolo significa Un Consiglio Ti Do.
Ma ora che mi ci avete fatto pensare, avete ragione voi: se lo dici veloce veloce viene fuori UCCIDITI!!
Mamma mia quanti risvolti freudiani in questa sigla!
E che dire dell'autista?
Secondo me fa tanto lo sbruffone ma alla fine vorrebbe solo essere d'aiuto.
Forse.
Boh.
Si vedrà.
Appena Zia sta un po' meglio si comincia a patchworkare!
Tutti pronti con ago e filo.
La Zia ai blocchi di partenza.
05 ottobre, 2009
nua ha detto...
io, all'autista, regalerei un tappo da damigiana.
Pronta!
06 ottobre, 2009
Anonimo ha detto...
A me l'autista non dispiace.
Forse fa un po' il "bauscia" (come si dice a Milano), ma è un buono, credo.
Ago e filo pronti, la piccionaia è tutta con te.
Bacione
4P
06 ottobre, 2009
La Zia ha detto...
sono ancora qua ad immaginarmi il "bauscia" con il tappo da damigiana!
Grandioso!
La Zia che se la ride
09 ottobre, 2009